COSE,  Da leggere

Il pesce di lana e altre storie

di Eleonora Boscariol

 

Titolo: Il Pesce di lana e altre storie abbastanza belle (alcune anche molto belle, non tante, solo alcune)
Autore: Tito Faraci & Sio
Editore: Feltrinelli Comics (2018)

Perché amiamo così tanto il nonsense? Me lo sono chiesta durante la lettura de Il Pesce di lana e altre storie abbastanza belle (alcune anche molto belle, non tante, solo alcune) di Tito Faraci e Sio.
Con un titolo eccessivamente lungo e una fascetta editoriale che recita “Non l’ho ancora letto.”, firmata Alessandro Baricco, Il Pesce di lana… nasce come raccolta tradotta dei migliori lavori di Maryjane J. Jayne, autrice purtroppo morta, sebbene non sia mai davvero esistita.

Della J. Jane ci sono diverse cose da dire. Prima di non essere mai esistita e prima di essere, purtroppo, morta, fu molte cose: anzitutto inventò il fumetto, ben un anno prima che lo inventassero, ma si distinse anche come sonettista, filosofa, compositrice di musica per cani, traduttrice di lingue morte, esperta di numismatica e sezionamento delle rane, inventrice di barzellette sugli sceriffi e scrittrice di fiabe per l’infanzia dai contenuti violenti. Nel secondo dopoguerra si candidò per la presidenza degli Stati Uniti, ma perse le elezioni. Continuò tuttavia a dedicarsi, tra le altre cose, alle sue passioni più grandi: il parkour, Zumbo, l’evoluzionismo, la droga.

Viene naturale incazzarsi per il fatto che in Italia nessuno abbia mai parlato di lei. Siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. La censura della J. Jane risulta inaccettabile (è colpa degli immigrati). Ringraziamo infatti Faraci e Sio, poiché senza il loro coraggio non ne avremmo mai saputo nulla.

Due parole sugli autori, a questo punto, sono di dovere.

Tito Faraci negli anni Ottanta fu il Tito Turbina Tastierista Futurista dei Litania, gruppo rock della periferia pavese. Una volta afferrato il concetto piuttosto basilare che in Italia di musica sotterranea non si vive, almeno che tu non sia bravo come Marco Carta, decise di fare altro. Si dedicò alle fanzine, prima Anestesia Totale e poi Coscia. Collaborò con Hard, rivista sull’heavy metal. Aveva fame, rischiava lo sfratto e la bolletta della luce era lì attaccata con un magnete al frigo, scaduta da due anni. Fortunatamente tutto andò per il verso giusto, negli anni Novanta esordì come fumettista. Oggi è uno dei più importanti sceneggiatori italiani di fumetti: annovera tra le sue pubblicazioni storie per Topolino e Paperinik (nonostante il suo difficile rapporto coi paperi), ma anche Dylan Dog, Tex e Diabolik. Ha scritto di recente un romanzo, La vita in generale, perché nello specifico non sapeva bene di cosa parlare.

Sio invece è famoso sui social, perché ultimamante ha postato una foto di sè con suo figlio Giancosino, annunciando che si prenderà una pausa di paternità (roba da femminucce, ricordiamoci che siamo in Italia). Poi si, è abbastanza famoso anche per i suoi fumetti. Ha un seguitissimo canale YouTube che si chiama Scottecs ed è ideatore e autore di Scottecs Magazine. Dettaglio che non tralascerei, ha realizzato il videoclip per la triste storia in musica Lugi il pugilista, di Elio e le Storie Tese, schierandosi così una volta e per sempre dalla parte di chi porta gli occhiali. In questo modo ha conquistato il cuore tenero di milioni di follower. Insieme a Faraci, Sio ha già pubblicato nel 2016 Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri.

Ma tornando all’incipit, perché il nonsense ci piace? E se per di più è abbinato al cinismo, ci fa letteralmente impazzire? Ridendo a crepapelle di fronte a La Geometria, un fumetto educativo della J.Jane nel quale un cerchio che si crede un triangolo ammazza un triangolo che si crede chissà chi, mi sono data una risposta. Credo sia perché siamo stanchi. Stanchi di concentrarci continuamente, di trovare un senso profondo a tutto ciò che sentiamo, leggiamo, vediamo. Ossessionati dall’idea di non capire, di non cogliere ciò che sta sotto la superficie. Ma, guarda un po’, a volte le cose un senso non ce l’hanno, e certi libri ci aiutano a ricordarlo. È un principio questo, che consola e che attenua le nostre responsabilità di lettori. Se la vita è un loop di merda che ritorna sempre, Il Pesce di lana… è una delle tante occasioni che abbiamo per smorzare la marcia serrata della serietà e della noia. Senza sentirci in colpa, facciamocela una risata per nulla, ogni tanto.


 

di Eleonora Boscariol